Tutti in piedi per Gilberta

Gilberta, selfie del 18 dicembre 2019

Ieri notte, 21 marzo 2020, mi ha scritto Antonella per dirmi che Gilberta non ce l’ha fatta.

Uno degli effetti collaterali migliori del mio cancreas è stato quello di permettermi di allacciare rapporti, quasi tutti epistolari, con tanti pazienti come me, o con i loro caregiver.

Alcuni li ho contattati io, perché mi pareva che avessero bisogno di aiuto, altri mi hanno contattato loro, dopo aver letto il mio blog oppure i miei contributi nelle discussioni dei gruppi (chiusi) della comunità del pancreas. Altri ancora li ho conosciuti organizzando il trekking che, appena ci rilasceranno dalla prigionia, tanti della nostra comunità del cancreas faranno nella zona di Populonia (ma di questo parlerò a tempo debito).

Ma Gilberta è stata la prima. Un giorno, mesi fa, chattando con Antonella, la figlia, le ho chiesto se non pensava che potesse essere una buona idea per l’umore di Gilberta che ci parlassi, da paziente a paziente. E Antonella è stata subito d’accordo. Da quel giorno io e Gilberta ci siamo sentite periodicamente. Quando era giù, oppure quando aveva buone notizie, magari un marcatore in miglioramento, mi chiamava. Se non la sentivo da un po’, la chiamavo io.

Avevo intuito che le faceva bene parlare con me. Facevo quello che il mio oncologo fa con me – oltre a curarmi. Mi mantiene con i piedi e la mente per terra, mi ritira giù quando inizio a fare voli pindarici, di quelli che appena senti un dolorino, già ti vedi morta da lì alla settimana successiva. Io non l’ho mai illusa, piuttosto cercavo di essere il suo alter ego razionale, di trasmetterle i vantaggi di vivere alla giornata, alla settimana al massimo, cercando di sfruttare il tempo presente. Però Gilberta, a differenza di me, aveva dolori forti alla schiena e non solo. È molto più difficile mantenere la serenità se hai dolori costanti che ti ricordano che sei malata.

Dopo tanto combattere – perché Antonella ha una determinazione rara – erano riuscite a ottenere la cannabis per uso terapeutico, e io la prendevo in giro sul fatto che fosse arrivata alla sua età per iniziare a drogarsi.

In settimana, Antonella mi ha scritto che la situazione stava precipitando e che purtroppo erano pure soli in casa, senza l’assistenza domiciliare, perché in tempi di crisi da coronavirus l’assistenza domiciliare è stata ridotta ai minimi termini. E ora non possono neanche fare il funerale. E non possono neanche uscire di casa per sfogare le emozioni.

Ho deciso allora che il tributo a Gilberta possiamo anche farglielo tutti insieme da qui. Perché Gilberta era una gran bella persona, e va salutata come si merita.

Ciao Gilberta, e grazie della fiducia.

2 Commenti

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Elenarispondi
22 Marzo 2020 a 21:51

Io, a differenza tua, non ho avuto il piacere di conoscere Gilberta ma conosco molto bene una delle sue figlie, Paola. E ora che ho letto il tuo contributo, bellissimo peraltro, posso dirti che ho capito da chi ha preso Paola. Il dolore più grande, dopo questa prematura perdita, è sapere che questo tempo, che azzera le relazioni sociali, ci impedisce di abbracciare forte e di stringerci attorno a chi sta soffrendo per la scomparsa di Gilberta. E quindi approfitto di questa tua bellissima dedica per stringere virtualmente in un caloroso abbraccio Paola, Antonella e quanti stanno piangendo nella solitudine Gilberta con la promessa che appena tutto ciò sarà finito questo abbraccio virtuale diventerà più vero e più forte che mai.

Asilo nido Babylandiarispondi
24 Marzo 2020 a 20:07

Abbiamo conosciuto Gilberta come nonna delle gemelline, all’asilo nido. Una donna d’un pezzo, severa e amorevole allo stesso tempo. Attenta, attentissima, nelle domande a noi educatrici e nelle osservazioni. Ma modesta e comprensiva se c’era da capire. Mai silenziosa, diceva la sua. Ci sorrideva se capiva di avere esagerato e così tornava la serenità. Ed era una nonna speciale ❤️

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