Una comunità che merita un post tutto per sé
Ho portato ad Antonella dei pigmenti di colore dal Marocco: erano di una bellezza disarmante sui banchi dei mille mercati, ma io non so dipingere e neanche disegnare. Quindi ho pensato subito a lei. E Antonella ha pensato di usarli per riprodurre questo quadro che girava mesi fa in rete, ma aggiungendovi tutti i nomi dei membri del Fish Post. Un selfie collettivo e virtuale.
In uno dei primi articoli spiegavo come fosse nata una rete che su suggerimento di Gloria ho chiamato Fish Post, nome poi attribuito anche a questo blog. Quando ho creato il gruppo su whatsapp, a metà dicembre 2017, l’ho fatto per agevolarmi le comunicazioni. Era il primo giorno della mia prima chemio. Ero in ospedale e avevo subito capito che altrimenti rischiavo di trascorrere la vita al telefono. Quindi ho iniziato a raccogliere persone che immaginavo volessero restare aggiornate sulla mia salute. Altre che non avrebbero avuto il coraggio di chiamarmi. Pensavo inizialmente a un numero ristretto ma, più ne inserivo, più me ne venivano in mente. Il desiderio di pubblicare la foto del quadro che vedete mi ha ora indotto a ritornarci su e dedicare un intero post alle persone che da oltre due anni mi accompagnano e mi sostengono in questa fase strana della mia vita.
Naturalmente c’è mia sorella, Barbara (perché vive all’estero), ma ci sono anche alcuni cugini, io che non ho mai amato molto i legami puramente familiari: Anna Maria, Fabio, Laura, Paola, Rossella, Stefania. Ma con loro il legame non è di facciata o dovuto. Anna Maria, poi, da medica, mi ha accompagnata passo passo nelle prime settimane e mesi di rapporti con il mondo della medicina. Alcuni condividono con me e mia sorella la mutazione germinale Brca2, con più o meno fortuna.
Ci sono poi Lucia e Germana, che ho conosciuto da adolescente quando ho iniziato la mia lunga esperienza nello scautismo con l’Agesci. E indirettamente con loro anche Paolo e Giovanni. E mentre io non sono stata molto vicina a loro due nei momenti più difficili delle loro vite, loro ci sono sempre da quando io ho iniziato 26 mesi fa. Tra le altre cose, Lucia mi ha fatto un bellissimo vaso, pescoso, e Germana con Flavia e i suoi colleghi veterinari ha curato Kimba e Cooper, i miei gatti. Soprattutto riportando alla vita Kimba, che ora mi ripaga massaggiandomi il pancreas nelle sere invernali.
Notavo che non c’è nessuno dei miei compagni di scuola. Dell’università c’è Antonietta, conosciuta il primo giorno del primo anno di università, entrambe in ritardo a lezione (voi che arrivate sempre puntuali neanche immaginate quante cose belle accadono quando sei in ritardo). Ma io poi ho cambiato facoltà e la nostra amicizia prescinde dalle statistiche. E naturalmente Antonella (la pittrice del quadro), con cui abbiamo ripreso una amicizia lasciata in sospeso nel corso degli anni. E che d’inverno mi ha accompagnato alle chemio, e ora mi sprona ad andare a camminare insieme al parco.
Qui inserisco Adelaide, che merita una voce a parte, fuori dalle altre categorie. Nessuno si offenderà. Con lei ho vissuto, lavorato, viaggiato, litigato, riso, ballato, lei ci è stata praticamente sempre. Non altrettanto io per lei. Ma vabbè, le cose sono andate così. Adelaide è la persona che sa quasi tutto di me. E’ la mia memoria storica. Intermedia anche i rapporti con mia madre. Adelaide è anche quella che conosce quasi tutto il resto del Fish Post, di persona oppure attraverso i miei racconti. La voce di Adelaide è quella che mio figlio Emiliano ha sicuramente imparato a riconoscere quando ancora era in pancia.
Poi ci sono le mie compagne di lotte femministe: Marilena e Nicoletta (e, attraverso Nicoletta, anche Nadia). Conosciute ai tempi della Marcia Mondiale delle Donne, non ci siamo più perse di vista. E di recente con Marilena ho trascorso ore e ore a parlare, in vacanza o nei weekend fino all’alba. Bellissimo.
Inserirei in questa fase cronologica Antonella e Michela, in qualche modo famiglia, ma presenti perché non sono in realtà famiglia, ma amiche. Con Antonella, tante vacanze in camper, avventure, la porta di casa sempre aperta ad ospitarmi a Torino. Un comun sentire immediato. E Roberta, con la quale ci confrontiamo da anni sull’esperienza di essere madri, e non solo.
Poi ci sono due grandi categorie di amici. Inizio con i compagni di Acta o che sono stati activisti e che ormai non sono più solo semplici compagni di associazione, ma persone con le quali condivido da anni battaglie, risate, pezzi di vita. A Roma e dintorni, con Adele (Adriano e Sergio), Angelo (daje!), Carlotta (e Arturo), Cristiana (e Stella), Fabio, Giulio (e Maria) e Ilaria. Sempre senza offendere nessuno sottolineo Adele, con la quale abbiamo messo in piedi ActaRoma, ma abbiamo soprattutto trascorso ore a scambiarci aiuti, consigli, chiacchiere, risate mentre lavoravamo ciascuna a casa propria, e link di case bellissime in vendita. Fabio che ne ha superate di parecchie, Stella che è sempre gentilissima con tutti, e Ilaria che ha salvato ActaRoma dall’estinzione, che scrive in modo fantastico e che ho imparato a capire che c’è sempre.
Non dimentico Federico, dalla Toscana, geograficamente isolato, ma sempre costruttivo, e a Milano Anna, Cristina, Samanta. Che dire? Anna e Giorgio mi stanno sopportando da quando mi curo a Milano, ospitandomi quasi sempre a casa loro, e cucinandomi risotti buonissimi e verdure gratinate che ho imparato ad apprezzare. E soprattutto non trattandomi da malata. E quindi ho imparato a conoscere Anna, parlando per ore e ore. E conoscendo meglio le bellezze di Milano. Cristina e Samanta ci sono sempre quando mi serve una mano per qualcosa. E mi fanno ridere un sacco.
Da activista, poi ho conosciuto Andrea e Sara, due splendide persone con le quali abbiamo condiviso battaglie per i diritti dei freelance, ma anche momenti più ludici.
Colleghi, come Alessandra (sempre generosa e presente, che mi revisiona tutti gli articoli del blog alla ricerca di errori), quella stangona scandinava di Berit, Federica (con cui inneschiamo periodicamente interessanti polemiche), Gioia (da decenni ormai incrociamo le nostre vite), Leonardo (talmente strafigo da far arrivare in anticipo i treni). I duelli verbali tra Berit e Leonardo sono ormai la saga più seguita del Fish Post e tutti vorrebbero conoscere di persona questi due.
Poi ci sono le persone, bellissime, che ho conosciuto negli ultimi 15 anni nel mio ruolo di madre. Ci siamo conosciuti in quanto genitori, ma il più delle volte i nostri figli neanche si frequentano più da anni, mentre noi abbiamo mantenuto rapporti così significativi da stare insieme in questo gruppo. Alessandra e Fabio (quante esperienze condivise), Amanda (così diverse eppure…), Anna e Giacomo (lui ha fatto pure il dj, ma lei è fantastica), la Lulla (ormai comunichiamo anche senza parlare quasi), Gloria (insieme potremmo rivoluzionare il mondo, pezzetto dopo pezzetto), Lidia (sempre pronta a rendermi bella), Liliana e Michele (i matematici), Linda (maestra e amica fantastica), Maurizio (che non interviene mai ma legge tutto come fosse una fiction) e Silvia (che mi vuole un bene incredibile), Monica (che mi porta alle mostre e ai concerti), Sandra, Simona (che avendo saputo del FP ha fatto richiesta di entrare), Tiziana (vacanze, ribellioni, amiche). Potrei stare ore a descrivere quanto siano state importanti per me e quanto lo siano tuttora, ma poi cadrei nel melenso. Solo, devo citare per forza Sandra, alta e bionda, una forza della natura, sempre pronta a combattere per le cose giuste, e migliore preparatrice di crostate del Post.
Mancano alcune persone come Elisa, la mia webmistress, che ha dato forma e vita a questo blog; Pierluigi, il mio personal trainer che ha aiutato a dare maggiore forma a me; Stefano, il mio nutrizionista, che mi ha aiutato a perdere 12 kg e mi continua a consigliare; Imma che abita al piano di sotto e mi dà un grande aiuto; Eduarda Ximena, coliver e coworker del Contatto, con cui siamo diventate ormai anche amiche; Laura, madre di una splendida giovane judoka, che mi segue con affetto in silenzio; Milena, collega conosciuta di recente, che è rimasta nel post per poco per motivi tecnici, ma ci sta col cuore; Luisa, una delle mie amiche più recenti, del mondo del cancreas, che mi sembra di conoscere da anni. Io ci aggiungo anche Eni e Kathleen, che non sono nel Post, perché vivono all’estero e per loro sarebbe troppo faticoso ma mi sostengono quasi come se ci fossero.
Della rete, ma non del gruppo fanno parte anche altre persone per me molto importanti, che non amano i gruppi, ma trovano sempre il modo per darmi una mano o farmi capire la loro vicinanza. Peter (sempre controcorrente, ruvido fuori ma dal cuore tenero), Giovanna (che mi ha tatuato la testa più volte), Francesca Stampi (la mia fantastica dottora, così competente e disponibile), Bill (che mi traduce i testi in inglese e scrive mail spettacolari), Piero (che mi riporta sempre con i piedi per terra e mi abbraccia proprio quando mi serve di più) e tutto il Codice Viola con cui stiamo facendo un bel percorso. Sicuramente mi sto scordando qualcuno di molto importante e quindi questo paragrafo sarà aggiornato più e più volte.
Fin qui, solo quasi una sequenza di nomi, ma volevo proprio elencarli tutti. Però il Fish Post non è solo un gruppo di persone che seguono le mie condizioni cliniche. Negli anni è diventata anche una specie di comunità. Certo, non è che tutti ci espongano i loro problemi, ma si è comunque rivelata una preziosa risorsa per trovare soluzioni a problemi diversi. Non dimenticherò mai quando due anni fa dovevo andare a un convegno sul cancreas a Rozzano, nello stesso giorno della visita di controllo a Roma, e nel giro di trenta secondi Cristina rispose alla mia domanda se c’era qualcuno che mi potesse dare un passaggio da Linate a Rozzano. O Cristiana che è venuta a salvarmi al Colosseo alle nove di sera quando mi si è fermata la macchina e mi sentivo sopraffatta dagli eventi. Elisa che ha ospitato mio figlio a Milano. Tanti con cui andare al cinema o a cena fuori, o radunarci tutti insieme per festeggiare qualche buona notizia. Molti di noi che insieme abbiamo imparato a far fronte alle malattie con meno paura, e senza infilare la testa sotto la sabbia per non sapere. Le terme, come scordarmi le terme. Una delle attività collaterali che preferisco. Le risate. Le discussioni politiche. Ti sei persa il telefono e te ne serve uno usato? Il nome del miglior dermatologo del paese? Raccogli libri da leggere per la tua scuola? Ti serve una coccola al volo, un po’ di conforto? C’è il Fish Post.
E la voglia di combattere tutti insieme ora anche per migliorare questo mondo del cancreas. Per il mio 54° compleanno, il 30 dicembre scorso, invece di farmi regali più o meno inutili, hanno di nascosto organizzato una raccolta di fondi a favore di Codice Viola, per la ricerca sul tumore al pancreas, a mio nome. Un regalo fantastico, di cui non ho neanche ringraziato a sufficienza. E un grazie quindi anche ad Antonella e Alessandro.
Io veramente non capisco come si possano affrontare le fasi complicate della vita da soli, o in una famiglia nucleare. Io non ci ho mai neanche provato. Forse ho sempre pensato che la mia cerchia ristretta non avrebbe capito o non sarebbe riuscita a reggere il peso. Non lo so. Vedo che altri lo fanno. Quindi si vede che quella strana sono io. Ma per me è sempre stato indispensabile vivere in una comunità più allargata, e cercare di rendere comunità i luoghi che frequento. Ora tutte queste diverse comunità si stanno intrecciando. Stanno creando una rete più ampia.
Io mi sento più sicura a vivere così. Più serena. Non sempre riesco ad esprimere nel Fish Post i miei sentimenti. Nei giorni in cui sono preoccupata che il tumore sia ripartito, non lo scrivo a tutti: come si fa a rovinare la giornata a 60 persone per una sensazione passeggera? Però in qualche modo se sento che sto annaspando, riesco a chiedere indirettamente aiuto e la reazione è bellissima.
Mi hanno aiutato nelle mie battaglie per una cura migliore, quando sentivo che all’IFO le cose non stavano andando per il verso giusto. Fanno il tifo per me ora che invece ho un oncologo straordinario, ma sono diventati anche tutti più consapevoli di cosa sia il cancreas, quali sono i sintomi, quali i centri ai quali rivolgersi. Se poi le cose un giorno dovessero mettersi male (io comunque continuo a fare attenzione quando attraverso la strada, hai visto mai?), so che soprattutto mio figlio e mia madre sarebbero circondati da un banco di pesci straordinari. Perché parafrasando un vecchio detto, da sola ce la puoi pure fare, ma insieme è molto più bello, tutto un altro vivere.